
SANT’EFISIO: LA SARDEGNA E L’UNIONE ALLE SUE TRADIZIONI
Quella di Sant’Efisio è la festa più attesa dell’anno a Cagliari: un insieme di tradizione folkloristica e devozione che stupisce migliaia di persone. Quest’anno si è svolta in un clima surreale segnato dalla quarantena e dall’assenza dei colori e dei canti tanto cari alla Sardegna.
Qual è il vero significato di questa sagra per un sardo?
Come può un turista assaporare l’unione della Sardegna alle sue tradizioni? Io crescendo, ho imparato ad apprezzarlo con uno sguardo tutto nuovo.

Questa festa ha luogo ogni primo di maggio: è una lunga processione durante la quale la statua del Santo viene trasportata dalla sua chiesetta, nel quartiere di Stampace, fino a Nora, luogo in cui si presume ebbe luogo il suo martirio. Il simulacro, dopo questa tappa, arriva al paese di Sarroch in cui vi rimane fino al 3 maggio, per poi tornare a Cagliari la sera del 4.
Tutto ciò avviene per sciogliere un voto fattogli dai Consiglieri della Municipalità nel lontano 1656, affinché liberasse la città dalla peste.
SANT’EFISIO: IL COVID-19 NON SCALFISCE LE PROMESSE
Quest’anno, a causa della pandemia, non si è potuta svolgere la processione. La statua non ha lasciato la chiesa di Stampace: vi è rimasta fino a domenica 3 maggio, giorno in cui è stata caricata a bordo di un furgoncino della Croce Rossa, per poi tornare a Cagliari in serata e sciogliere il voto.
Questa però non è stata la prima volta in cui un escamotage ha fatto rispettare una promessa. Successe nel 1943, quando in una Cagliari bombardata, il corteo dei devoti dovette farsi largo tra le macerie delle case per poter seguire Efisio. Per poter rispettare la promessa, un camioncino del latte trasportò la teca.

UN LEGAME INDISSOLUBILE
Noi sardi teniamo molto alle nostre usanze. Rimarchiamo spesso che la Sardegna non è solo mare, bensì un insieme di culture e dialetti assimilati dalle varie dominazioni succedutesi negli anni.
Questo attaccamento alla tradizione l’ho acquisito da piccola. Ogni primo maggio, infatti, si andava tutti insieme ad assistere alla parata: un susseguirsi di fieri cavalli, carri trainati da maestosi buoi decorati a festa
e gruppi folkloristici provenienti da quasi tutti i paesi della regione. Mi brillavano gli occhi alla visione dei coloratissimi costumi ricamati e ricoperti da meravigliosi gioielli in filigrana. Un tappeto di petali nei toni del rosa e del rosso apriva la strada a balli e canti. Poi l’atteso arrivo del Santo, trasportato in una teca riccamente adornata, che ogni tanto veniva aperta per permettere ai fedeli di porgli omaggio.
Al suo passaggio in via Roma, il suono delle sirene delle navi avvertiva tutti che la sfilata era conclusa; mia nonna a casa, a quel punto, sapeva che era arrivato il momento di buttare la pasta. Noi, con in mano un sacchetto bello pieno di torrone appena tagliato, ci incamminavamo verso la macchina. Magari anche con un oggetto di artigianato sardo comprato da una bancarella o un semplice palloncino per non lasciare una bambina a bocca asciutta.

SANT’EFISIO CON GLI OCCHI DI UN TURISTA
Una volta trasferitami nel “continente”, Sant’Efisio è diventata la scusa per tornare al nido e rivivere con occhi diversi un culto ormai secolare.
Ho imparato ad apprezzarlo con lo sguardo dei turisti che puntualmente mi trovo accanto, sorpresi da tanta maestosità. Rimango sempre affascinata da come, quando scopriamo qualcosa di simile, ci lanciamo “a caccia” del folklore in ogni luogo che visitiamo. Come capita a me, che in ogni viaggio che faccio trovo sempre somiglianze con la mia cultura.

Vivere un’esperienza simile, dove si sente nell’aria l’energia e la devozione di migliaia di persone, porta ad apprezzare la città che si visita in maniera differente. Anche solo un piatto di spaghetti alle arselle mangiato nel quartiere della Marina può acquistare un gusto nuovo, arricchito con un pizzico di tradizioni che si tramandano di generazione in generazione.
Chissà che questa pandemia non ci abbia fatto ritrovare il sapore della nostra cultura e delle ricchezze che rendono il nostro paese tanto unico, quanto tanto invidiato dal resto del mondo.
Hai mai sentito parlare di questa festa? Ne conosci altre simili?
Lascia un commento!
Marika
Per me che sono di Cagliari questo primo maggio è stato tristissimo ma,leggendo il tuo articolo sono stata catapultata agli anni passati😍 tra fede colori odori tradizioni che è bello far conoscere…brava
Gisi
Bellissimo! Ci devo andare!
claudia
Hai già il programma per il primo maggio 2021 🙂
Giulia
Articolo molto interessante, grazie per avermi fatto scoprire un nuovo lato della Sardegna!!
claudia
Grazie a te!!
Viola
Che bello, speriamo di poterlo vedere presto dal vivo!
claudia
Sì, speriamo l’anno prossimo!! 🙂
MARIA PAOLA
Ho letto il post tutto d’un fiato, è stato un tuffo in una tradizione che non conoscevo per nulla e sinceramente ha suscitato in me una grande curiosità e desiderio di prendervi parte, con la consapevolezza che si tratta di un momento così importante nella vita dei Cagliaritani che neanche il covid è riuscito a fermare la tradizione !!! Grazie per aver condiviso questa esperienza personale!
Maria Paola
claudia
Grazie mille!! Mi fa davvero piacere che ti sia piaciuto, soprattutto perché se mai andrai a Cagliari la potrai guardare con altri occhi!