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Villa Borromeo Visconti Litta

Ogni tanto vorresti uscire da Milano e conoscere posti nuovi ma senza fare lunghi viaggi in macchina o in treno? Oggi ti consiglio di andare a visitare Villa Borromeo Visconti Litta, una meravigliosa villa Cinquecentesca situata nel comune di Lainate.

Giochi d'acqua
Giochi d’acqua – ©CS

“Leinate, un giardino pieno di elementi architettonici, di proprietà del Duca Litta, mi è piaciuto…Conviene guardarsi bene dal passeggiare soli a Leinate; il giardino è pieno di getti d’acqua fatti apposta per inzuppare gli spettatori. Posando il piede sul primo gradino di una certa scala, sei getti d’acqua mi sono schizzati tra le gambe”

– Stendhal –

I io e una mia amica abbiamo deciso di prenotare l’ingresso alla Villa Borromeo Visconti Litta di Lainate. Quel weekend si è svolto dopo tanto tempo il Wunder Mrkt, un evento all’insegna della cultura, dell’artigianato e dello shopping.

Ciò che ci ha spinto ad andare non è stata solo la nostra passione per il vintage, ma anche la curiosità di visitare il Ninfeo e i suoi giochi d’acqua. Nel biglietto d’ingresso era infatti compresa la visita al palazzo, al parco e al Ninfeo.

Nel caso volessi più info sui costi e sugli orari di visita clicca qui.

Villa Borromeo Visconti Litta
Ninfeo – ©CS

VILLA BORROMEO VISCONTI LITTA: UN PO’ DI STORIA

La storia della Villa Borromeo Visconti Litta inizia quando il conte Pirro I Visconti Borromeo, nella seconda metà del XVI secolo, ampliò un possedimento impiegato per attività di produzione agricola. Questo cascinale divenne presto una villa di rappresentanza, cornice ideale per feste e ricevimenti, luogo per ospitare scrittori e sovrani di passaggio per Milano.

Pirro, amante dell’arte, ristudiò l’architettura e la decorazione del corpo residenziale, impostando il giardino e ideando il Ninfeo. Egli si avvalse della collaborazione dei migliori artisti di area lombarda tra i quali:

  • Martino Bassi, il quale progettò villa e ninfeo;
  • Camillo Procaccini, autore dei mosaici dalla particolare tecnica in ciottoli colorati;
  • Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, che dipinse il Mercurio dell’atrio d’ingresso.

Fino agli anni ’20 del Settecento, la villa mantenne un impianto invariato. Sarà Giulio Visconti Borromeo Arese, ultimo erede della dinastia, a costruire il “Quarto nuovo”, ossia il Palazzo Occidentale.
Le facciate del ninfeo furono ‘reinventate’ nella seconda metà del Settecento per volere del marchese Pompeo Litta, nipote di Giulio. È proprio grazie a lui che la scenografia del parco cambiò, vedendo la realizzazione di fontane monumentali. Il marchese, inoltre, affidò a Giuseppe Levati, pittore prospettico dell’Accademia di Brera, la decorazione della sala da pranzo, con stucchi e affreschi su volte e pareti.
L’ultimo intervento ai giardini ebbe luogo all’inizio del Diciannovesimo secolo. In quegli anni Luigi Canonica inserì un boschetto paesaggistico all’inglese.

I primi restauri e la riattivazione dei giochi d’acqua si devono ad Alberto Toselli che rilevò la proprietà nel 1932. È solo in seguito all’acquisto da parte del Comune, negli anni Settanta, e agli interventi di recupero del Ninfeo dopo un lungo periodo di abbandono, che le la villa venne riaperta al pubblico.

VILLA BORROMEO VISCONTI LITTA: LA NOSTRA VISITA

Il modo migliore per scoprire le bellezze ed i tesori di Villa Borromeo Visconti Litta a Lainate, è quello di partecipare ad una visita guidata dei giardini e del ninfeo. Queste sono sicuramente le principali attrazioni del complesso. La visita all’interno dei palazzi, invece, è libera.

Noi ci siamo fatte prendere dagli stand espositivi e dalle prove di capi vintage e abbiamo visitato tutto autonomamente. Appena entrate nel cortile principale ci siamo avviate verso la parte del palazzo visitabile che mi ha un po’ ricordato Palazzo Borromeo sull’Isola Bella, sul lago Maggiore. Gli spazi interni di entrambi i palazzi non presentano più l’arredo dell’epoca ma meritano comunque una visita per le splendide sale affrescate.

È proprio in questi ambienti che, nei secoli, vennero ospitati personaggi illustri come Ugo Foscolo, Stendhal, Cesare Cantù e Carlo Porta.

Dopo un giro tra le stanze abbiamo proseguito verso il parco dove iniziava il mercato. Oltrepassato un primo prato con una fontana centrale siamo arrivate alle serre in stile Liberty, utilizzate per il ricovero degli agrumi e delle piante esotiche durante i mesi più freddi.

Villa Borromeo Visconti Litta
Serre Liberty – ©CS

Dopo un po’ di compere tra le bancarelle nel parco all’Inglese siamo arrivate alla parte più bella: il giardino all’italiana, con le settecentesche fontane di Galatea e Nettuno e il Ninfeo.

IL NINFEO

Questa bellissima struttura fu costruita da Martino Bassi tra il 1585 e il 1589. Fu concepita per esporre una collezione di dipinti, sculture e raccolte di fossili, minerali, monete, reliquie sacre, automi, strumenti meccanici e reperti archeologici, oltre che per divertire con i celebri scherzi d’acqua. Questi ultimi sono veri e propri spettacoli idraulici, per i quali la villa è considerato l’esempio più importante e significativo dell’Italia settentrionale. Infatti, fai attenzione a dove poggi i piedi! Perchè potresti venire rinfrescato da un improvviso zampillo…

Il fronte sud del Ninfeo è arricchito da statue in stucco: due balaustre in pietra ti condurranno all’atrio d’accesso al Ninfeo, chiamato Atrio dei Quattro Venti.

Villa Borromeo Visconti Litta
Dettagli del Ninfeo – ©CS

Seguendo il percorso, siamo arrivate ad un ambiente isolato rispetto alla simmetria dell’edificio ci ha davvero stupite. È una sala ottagonale a cielo aperto dove una delle guide, azionando un meccanismo, ci ha deliziato con una pioggia artificiale che cadeva dall’alto. Questo spazio è infatti chiamato “Cortile delle Piogge“.

Dopo questa rinfrescata siamo entrate nelle grotte vecchie. Qui un emiciclo, decorato con mosaici di ciottoli e stalattiti, presenta anfratti e nicchie con statue di fauni e sedute sulle quali ci siamo accomodate per ascoltare la breve introduzione della guida. Qui troverai tre Naiadi in marmo bianco, collocate nelle nicchie. La statua centrale, secondo la tradizione popolare lainatese, è detta “La Vegia Tuntona” (da tentona, tentatrice), sinonimo di perdizione e vita peccaminosa. Essa si copre il corpo nudo con un “asciugamano” e, una volta azionata l’acqua, sembrava facesse la doccia! Oltre l’emiciclo si estende un labirinto che conduce ad una galleria coperta decorata con mosaico di ciottoli colorati.

Naiade
Naiade – ©CS

Il fronte nord dell’edificio è costituito da due lunghe pareti simmetriche ricoperte di arenaria, due ampi emicicli scanditi da colonne ioniche e due nicchie con statue allegoriche del Mattino e del Vespro.

CURIOSITÀ

La collezione di Pirro I Visconti Borromeo era destinata a comprendere solo raccolte ben strutturate e disposte in ambienti secondo un ordine non casuale. Le grandi opere sia del Correggio che le decorazioni di Camillo Procaccini resero il Ninfeo di Lainate una tappa obbligatoria nei percorsi formativi degli artisti attivi a Milano verso la fine del Cinquecento.

ALCUNE STANZE DEL NINFEO

Le sale del Ninfeo sono pressoché tutte decorate a mosaico di ciottoli tondi bianchi e neri disposti a comporre complicati intrecci di motivi geometrici e floreali. Le decorazioni, diverse in ogni ambiente, si ripetono simmetricamente sulle pareti di ogni sala. In alcune sale noterai i soffitti che presentano una tecnica assolutamente originale realizzata tra il 1587 e il 1589 da Camillo Procaccini. È la tecnica dei ciottoli dipinti e rappresenta un unicum nella storia delle realizzazioni a mosaico.

Decorazioni
Decorazioni – ©CS

Ora vorrei parlarti di alcune delle stanze del Ninfeo che mi sono piaciute di più.

STANZA DETTA DEL PROCACCINI

Il nostro tour del Ninfeo è iniziato da questa stanza. Camillo Procaccini realizzò i mosaici che la decorano. In questi mosaici vengono riprese le grottesche affrescate nelle sale cinquecentesche della villa. Tra questi motivi troverai Veneri, Satiri, farfalle, conigli, chiocciole, ippogrifi e liocorni. Questi ultimi sono parte dello stemma dei Borromeo.

Terminata la sua esperienza sulle grottesche di Lainate, Procaccini tornò ad essere il “dipintore si santi e madonne” che era sempre stato prima di venire a Milano e non realizzò più alcuna opera come quella di Lainate.

stanza del Procaccini
Stanza del Procaccini – ©CS

STANZA DETTA DEI MASCHERONI

Questa stanza mi è piaciuta tantissimo! È l’unica del Ninfeo ad avere il soffitto affrescato: noterai infatti i quattro “mascheroni” che le danno il nome. Io mi sono innamorata della finestra aperta che guarda sulla Galleria delle Romane, dove un affascinante scorcio fa intravedere le balaustre con i giochi d’acqua delle girandole.

Stanza dei mascheroni
Stanza dei mascheroni – ©CS

Una curiosità di questa stanza è la “manopola” in ferro perfettamente inserita nel disegno a mosaico scuro nella parete dove c’è l’apertura della finestra. Tirandola, veniva azionato il gioco d’acqua che si trova esattamente dietro la parete.

STANZA DEI DELFINI

Questa stanza è così chiamata per i delfini raffigurati sul soffitto, con le code che si intrecciano tra di loro.

Nella stanza sono presenti alcuni calchi in gesso, originali e riproduzioni. Tra questi vedrai un’originale testa in gesso realizzata dal Canova intitolata “Autoritratto“. Sicuramente il pezzo più singolare è la copia del piccolo automa idraulico con le ali, che nasconde giochi d’acqua. Infatti, è possibile trovare il tubicino della fuoriuscita dell’acqua sul capezzolo.

stanza dei delfini
Stanza dei Delfini – ©CS

STANZA DETTA DELLE MADONNE

La stanza è così chiamata per la riproduzione di un famoso quadro di Leonardo Da Vinci, “La Madonna Litta“.

L’opera arrivò nella prestigiosa Collezione Litta nel 1814 dopo la morte del suo proprietario, il principe Alberico XII Barbiano di Belgiojoso d’Este. Egli acquistò l’opera nel 1784 dal Santuario di Madonna di Campagna di Piacenza. Il passaggio tra le due famiglie, Litta e Belgiojoso, appartenenti entrambe all’alta aristocrazia milanese, avvenne in maniera piuttosto insolita. Il principe di Belgiojoso nel nominare il conte Alberto Litta come suo esecutore testamentario lo lasciò libero di scegliere come segno di gratitudine due opere appartenenti all’asse ereditario. L’opera è attualmente conservata all’Hermitage di San Pietroburgo.

Stanza delle Madonne
Stanza delle Madonne – ©CS

STANZA DETTA “DELLA RADICE” E GROTTINO DETTO “DEL PESCE”

La stanza prende il nome da una grande radice di un albero esterno, che crescendo, ha spinto e gonfiato quasi completamente la parete a fianco della porta d’uscita verso il Grottino. Sul tavolo e nella sala sono conservati dei pezzi idraulici originali del Ninfeo, tra cui le manopole ancora usate dai fontanieri fino a una quindicina di anni fa, in piombo originale.

Stanza della Radice
Stanza della Radice – ©CS

Uscendo dalla porta che dà sull’interno del Ninfeo, ti troverai nel Grottino detto del Pesce, chiamato così per una scultura raffigurante un pesce. Ovviamente questa scultura è un gioco d’acqua che spruzza l’ignaro visitatore. Altri giochi d’acqua si trovano sul pavimento, all’uscita dal piccolo grottino.

Una curiosità di questo ambiente è il tronco di corallo realizzato in legno che ancora si intravede tra le incrostazioni in tufo proprio dietro alla scultura del pesce. Esso sta a significare la riproduzione di un mondo marino sommerso e sognante, insieme ad incrostazioni di pietre dure e di conchiglie madreperlacee.

Con questo assaggio di Villa Borromeo Visconti Litta spero di averti fatto venire voglia di visitarla!

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