IL MUSEO A CIELO APERTO DI GIBELLINA
Oggi ti porto alla scoperta del Museo a cielo aperto di Gibellina, nell’entroterra siciliano. Un luogo che ha investito tutto per la rinascita del proprio territorio. Gibellina rappresenta nel panorama italiano il primo e il più ampio progetto di arte urbana, dove l’arte si insinua nel territorio conferendo una nuova identità a questi luoghi.
LA STORIA DI GIBELLINA
14 Gennaio 1968. Gibellina, un piccolo paesino arroccato sulle colline della Sicilia, nella zona compresa tra Sciacca e Trapani, viene colpita dal terremoto che distrugge la Valle del Belice.
Troppo per un paese che non riesce a fronteggiare al meglio questa catastrofe. Inizia il calvario, gente che lascia questa terra, tendopoli e baracche. Si decide di realizzare Nuova Gibellina a circa 15 km di distanza dalla città vecchia. Come da prassi si iniziano a costruire le nuove case, tutte uguali e senza anima. L’ex sindaco Ludovico Corrao decide allora di ridare vita a questo nuovo paese, convocando diversi artisti di fama internazionale. Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Pietro Consagra e Alberto Burri, sono alcuni dei nomi degli artisti che hanno aderito a questo progetto.
È così che dal dramma si cerca di dare nuova vita ad un paese anonimo, di creare un museo a cielo aperto che accogliesse turisti da tutto il mondo.
Ci sono riusciti? Forse per un periodo.
Sono arrivata a Gibellina in un caldo pomeriggio di Luglio con grandi aspettative che purtroppo non sono state soddisfatte. Un luogo che doveva essere bellissimo, dove si doveva respirare arte e l’arte si doveva fondere con il territorio, mi è sembrato abbastanza abbandonato, una città quasi fantasma.
Forse il problema dell’arte contemporanea è proprio questo. Ha bisogno del continuo supporto e sostegno dell’uomo per rimanere tale, della sponsorizzazione e dell’amore dei cittadini per evitare che rimanga abbandonata a se stessa.
LE OPERE DEL MUSEO A CIELO APERTO DI GIBELLINA
IL GRANDE CRETTO
Il Grande Cretto o Cretto di Burri dal nome dell’artista che l’ha realizzato, Alberto Burri, si trova a Gibellina vecchia. Epicentro del terremoto che ha sconvolto la Valle del Belice.
La più grande opera di Land Art al mondo con i suoi 80.000 mq. Iniziata nel 1981 ultimata solo nel 2015.
“…Quando andai a visitare il posto, in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non ci faccio niente di sicuro, dissi subito, andiamo a vedere dove sorgeva il vecchio paese. Era quasi a venti chilometri. Ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l’idea: ecco, io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che tanto sono un problema per tutti, le armiamo per bene, e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti perenne ricordo di quest’avvenimento”
Alberto Burri descrive così la sua prima impressione con questo paese. È l’unico artista che decide di realizzare l’opera fuori dal contesto di Gibellina Nuova e di inserirla dove sorgeva la vecchia città in memoria del sisma e delle vittime. Il risultato è sorprendente e di impatto. Compattando le macerie, realizza una colata di cemento bianco in completo contrasto con la natura circostante.
Un’opera che entra in connessione con la natura, il bianco che si fonde con il marrone, il verde ed il beige. L’artista ricostruisce la pianta della cittadina. Un labirinto di vicoli, lungo la collina dal grande impatto emotivo.
A maggio 2019, all’interno della chiesa di Santa Caterina, uno dei pochi edifici che non sono crollati durante il terremoto, sorge il Museo del Grande Cretto. Fotografie, documenti storici e video, raccontano com’era Gibellina prima del terremoto e la successiva nascita e costruzione del Cretto.
NUOVA GIBELLINA
Accolti dalla Stella d’Ingresso al Belice, non arriveremo al classico borgo incastonato tra le colline, ma in una città quasi moderna che, sarà per il caldo del primo pomeriggio di Luglio, mi ha dato l’impressione di essere quasi disabitata. Solo qualche bambino che gioca nella Piazza del Municipio, gli adulti rimasti, in chiesa ad ascoltare la messa della domenica pomeriggio.
Il Museo a cielo aperto di Gibellina è un susseguirsi di circa 60 opere architettoniche e artistiche disseminate in tutto il paese. L’idea era quella di creare una nuova identità a questo luogo attraverso installazioni ed interventi molto riconoscibili.
Tutte opere ricche di significato, a partire dalla Stella d’Ingresso al Belice, ormai simbolo di questo luogo, realizzata da Pietro Consagra nel 1981.
Sparse per Gibellina è possibile visitare altre opere di Consagra, come la Città di Tebe, che ricorda molto La Materia Poteva non esserci della Fiumara d’Arte, e la struttura monumento Meeting.
Nel centro della città, in piazza Municipio è possibile vedere, oltre alla Città di Tebe, la Torre Civica di Alessandro Mendini, il Municipio, con la facciata decorata da pannelli di ceramica. Proseguendo l’Aratro di Didone di Arnaldo Pomodoro e l’Omaggio a Tommaso Campanella di Mimmo Rotella.
Immancabile una visita alla Chiesa Madre di Ludovico Quaroni, un edificio di grande impatto visivo che domina dall’alto il paese. Impossibile non notare la grande sfera bianca, simbolo della totalità e dell’universo, che rappresenta una novità dal punto di vista architettonico per un luogo di culto.
Continuando a passeggiare ti imbatterai nel Giardino Segreto di Francesco Venezia, costruito sui ruderi di un vecchio edificio, come simbolo della conservazione della memoria. Il Sistema delle Piazze, di Laura Thermes e Franco Purini, un sistema consecutivo di 3 piazze, messe in sequenza prospettica.
Infine l’ultima opera, Varco realizzata recentemente da Sten&Lex con la tecnica dello stencil.
Da non perdere il Museo delle Trame Mediterranee, una collezione d’arte e reperti archeologici della Sicilia, del Nordafrica e del vicino Oriente. All’interno della Fondazione Orestiadi oltre al Museo delle Trame Mediterranee impossibile non notare l’opera di Mimmo Paladino, Montagna di Sale.
Queste sono alcune delle opere che sono riuscita a vedere, girando nella desolata Gibellina.
Quelle che mi rimane maggiormente impresso da questa visita è purtroppo il dispiacere nel vedere come queste opere da simbolo di rinascita siano diventate simbolo di abbandono, di una città che non ha saputo sfruttare e valorizzare tutti gli aiuti ricevuti dall’esterno abbandonandosi ad un’inerzia che da siciliana non riesco ad accettare.
La mia non vuole essere una critica per scoraggiare il turista a non visitare questo luogo. Vuole essere un incoraggiamento per i turisti a sostenere e scoprire il museo a cielo aperto di Gibellina e a ridare a questo paese il giusto valore che merita.
Arianna
Sono approdata a Gibellina da studentessa di architettura ormai circa 16 anni fa; pochi ne parlavano e quando lo facevano era per dirne qualcosa di negativo. Nonostante l’esperimento sociale non sia sicuramente dei più riusciti, credo che quanto lasciatoci almeno da Burri sia un’opera straordinaria, che non può non scuotere chiunque la veda.
Federica Assirelli
Che peccato che non sia stata una rinascita effettiva. Normalmente queste opere attirano turismo con conseguente maggiore cura del paese da parte degli abitanti. Forse in una regione difficile come la Sicilia, è difficile anche questo. Certo è un po’ triste…
Teresa
La Sicilia doveva essere la mia destinazione per questa estate, ma alla fine ho cambiato itinerario. Però, mi prendo un appunto per quando visiterò questa magnifica isola!