LA SACRA DI SAN MICHELE, SIMBOLO DEL PIEMONTE
A Sant’Ambrogio di Torino, non lontano dal capoluogo piemontese, si trova l’abbazia che si dice abbia ispirato “il nome della rosa” di Umberto Eco. Sto parlando della Sacra di San Michele, conosciuta anche come Abbazia di San Michele della Chiusa, assolutamente da non perdere!
ALCUNE CURIOSITÀ SUL CULTO DI SAN MICHELE
Dedicata all’Arcangelo Michele, la Sacra di San Michele fa parte dei sette santuari che, seppur lontanissimi tra loro, le loro similitudini non fanno altro che alimentare le leggende su loro conto. Si narra che la linea che li collega rappresenti il colpo di spada con cui l’Arcangelo Michele scacciò il demonio, relegandolo per sempre all’Inferno.
Fondata tra il 983 e il 987 sullo sperone roccioso del monte Pirchiriano si trova al centro di una via di pellegrinaggio di oltre duemila chilometri che unisce quasi tutta l’Europa occidentale da Mont-Saint-Michel a Monte Sant’Angelo.
LA SACRA DI SAN MICHELE: BREVE STORIA
Come ti accennavo, la Sacra di San Michele fu costruita sulla sommità del monte Pirchiriano, uno sperone roccioso appartenente al gruppo del Rocciavré nelle Alpi Cozie. Infatti, ciò che mi ha colpito è come l’abbazia sia stata ricavata dalla roccia! Questo monte vide insediarsi popoli sin dalla preistoria e in epoche successive venne fortificato dai Liguri e dai Celti.
Nel 63 d.C. le Alpi Cozie divennero Provincia Romana e il luogo, vista la sua posizione strategica, venne sfruttato dai Romani come castrum, ovvero area di interesse militare. Dal 569 d.C. i Longobardi invasero e occuparono le Alpi Cozie. In questa valle innalzarono muraglie e torri fino a quando Carlo Magno, re dei Franchi, entrò in Italia. Nel 773 d.C. questi ultimi vinsero la battaglia conquistando la zona e rimanendovi fino all’888 d.C., anno in cui i Saraceni invasero le Alpi occidentali ed esercitarono il loro dominio per un’ottantina di anni.
Sul finire del X secolo San Giovanni Vincenzo, iniziò quassù la vita eremitica. Alle soglie dell’anno mille arrivò Giovanni Vincenzo, un personaggio in cerca di redenzione da un discutibile passato: era il conte Ugo (Ugone) di Montboissier, ricco e nobile signore dell’Alvernia, recatosi a Roma per chiedere indulgenza al Papa. Questi, a titolo di penitenza, gli concedette di scegliere fra un esilio di sette anni e l’impresa di costruire un’abbazia. Alla fine del 900 iniziò l’edificazione del monastero che diventerà presto un punto di sosta per pellegrini di alto livello sociale, quasi un centro culturale internazionale.
Dagli inizi fino alla prima metà del 1300 il monastero visse la sua stagione più favorevole sotto la guida degli abati benedettini. Questa stagione finì intorno al 1629.
SACRA DI SAN MICHELE: COSA VEDERE
Appena arrivato alla Sacra di San Michele potrai posteggiare la macchina nei parcheggi a pagamento che trovi lungo la strada.
Dopo una breve passeggiata all’ombra del bosco rigoglioso che circonda il monte Pirchiriano, arriverai alla prima tappa della tua visita che si trova di fronte ad un bar. Di seguito ti elenco i punti di interesse che incontrerai:
- Il Sepolcro dei Monaci della Sacra di San Michele
- Foresterie
- Ingresso e statua di San Michele
- Scalone dei morti e portale dello zodiaco
- Archi rampanti e portale d’ingresso
- Chiesa e opere pittoriche
- Rovine e Torre della Bell’Alda
- Antiche Sale di casa Savoia
- Biblioteca
- Museo del quotidiano
IL SEPOLCRO DEI MONACI DELLA SACRA DI SAN MICHELE
Questo sepolcro si trova proprio di fronte al bar. Questi resti appartengono ad un antico tempietto. È così chiamato perché fu ritenuto una cappella cimiteriale per molto tempo. Oggi invece vi è l’ipotesi che fosse la riproduzione del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La costruzione, prettamente cristiana e a pianta ottagonale risale al secolo X.
Poco più avanti troverai gli scalini per arrivare alla biglietteria.
INGRESSO E STATUA DI SAN MICHELE
Dopo aver acquistato il biglietto ti troverai di fronte alla parte più imponente dell’abbazia: la facciata. Questa è coronata dall’abside centrale e da una galleria ad archetti, chiamata Loggia dei Viretti, che è fra i migliori esempi di logge absidali romaniche.
Su uno spuntone di roccia noterai la statua di San Michele Arcangelo creata dallo scultore Paul dë Doss-Moroder, artista altoatesino, che reinterpreta in maniera originale il soggetto.
L’artista descrive così la sua opera : “San Michele Arcangelo fu l’Arcangelo del Bene, che sconfisse il Male: la mia statua vuole rappresentare soprattutto questo, nel nostro mondo infedele alla Pace. L’opera si compone di due parti: in una, San Michele Arcangelo sta sulla roccia viva, la stessa su cui è eretta l’Abbazia, vincitore del Bene per la Pace e Portatore della Parola di Dio; nell’altra, le ali dell’Angelo del Male, sconfitto, sprofondano nelle tenebre ai piedi della roccia sporgente. L’Arcangelo è anche Custode del Regno di Dio, che simbolicamente si apre nella parete alle spalle della scultura”.
SCALONE DEI MORTI
Per poter raggiungere la Porta dello Zodiaco dovrai salire un totale di 243 scalini! Lungo la salita vedrai una nicchia centrale dove, fino al 1936, furono custoditi alcuni scheletri di monaci, da cui il nome di Scalone dei Morti.
Questo “atrio” fu sfruttato per la sepoltura di uomini illustri, abati e benemeriti del monastero. Alcune delle tombe che ospitava erano ornate di marmi, altre intonacate e dipinte. Di queste oggi ne rimangono solo cinque.
PORTALE DELLO ZODIACO
Giunto alla sommità dello Scalone dei Morti ti troverai di fronte il Portale dello Zodiaco, opera romanica scolpita dal Maestro Nicolao, famoso architetto-scultore piacentino.
È così denominato per i dodici segni zodiacali e le costellazioni australi e boreali scolpiti sugli stipiti della facciata.
Prima di proseguire ti consiglio di prestare attenzione ai capitelli che rappresentano:
- Caino e Abele
- Tre persone furibonde che si strappano i capelli a vicenda
- Le avventure di Sansone
- Due donne che allattano quattro serpenti
- Quattro falconi in cerchio
- Il leone furente
- Tre tritoni (busti umani cui si innestano code di pesce).
ARCHI RAMPANTI E PORTALE D’INGRESSO
Superato il Portale dello Zodiaco, per arrivare alla chiesa, salirai gli ultimi gradini: una solenne scala in pietra verde, sotto il gioco di quattro imponenti contrafforti e archi rampanti progettati dall’architetto Alfredo D’Andrade e ultimati nel 1937.
A fine Ottocento il Portale dello Zodiaco non dava accesso a un terrazzo aperto, bensì ad ambienti coperti attraverso i quali si giungeva alla chiesa. Il D’Andrade intervenne demolendo tali ambienti e progettando la scalinata e gli archi rampanti.
L’elegante portale d’ingresso della Sacra di San Michele è di derivazione romanica in pietra grigia e verde. Fu costruito dagli architetti di Ugone nei primi anni del 1000. I suoi archi fatti a spigolo e a cordoni sono sostenuti da semicolonnine a capitelli floreali.
In alto noterai un gocciolatoio che sulla destra termina con la testa di un monaco incappucciato e a sinistra terminava con quella di un ragazzo.
Soffermati ad ammirare i battenti della porta in noce, eseguiti nel 1826, che mostrano le armi di San Michele Arcangelo e il diavolo in forma di serpente ma con volto umano.
In alto a sinistra del portale è incastrata una lapide funeraria romana di Surio Clemente che risale al I secolo d.c., a testimonianza della presenza su questo monte di una stazione romana.
LA CHIESA
Il Santuario romanico-gotico che ti accoglierà superato il portale, venne realizzato e modificato nel corso di più secoli.
Ti accorgerai di tre generi di architettura:
- romanico nella parte absidale, orientata verso il punto esatto in cui sorge il sole il giorno della festività di San Michele (29 settembre), nella prima arcata e relative finestre e colonne;
- romanico di transizione nelle due successive arcate con pilastri a fascio e archi acuti;
- gotico di scuola piacentina nella decorazione del finestrone dell’abside centrale e nelle due finestre delle navate minori.
L’inizio dei lavori di costruzione della chiesa si suppone che sia stato commissionato dall’abate Stefano.
Originariamente la chiesa doveva essere sormontata da volte a crociera analoghe alle attuali ma le originali crollarono e, nel Seicento, furono sostituite nella navata centrale da una pesante volta a botte. Questa esercitava una notevole spinta sui muri laterali minacciandone la stabilità. Per far fronte a questa minaccia, durante i restauri di fine Ottocento, fu demolita la volta a botte e sostituita con una triplice volta a crociera completata nel 1937.
All’interno della chiesa sono presenti imponenti colonne, numerose colonnette, lesene e spigoli. Il tutto coronato da suggestivi e simbolici capitelli.
ALCUNE OPERE PITTORICHE DELLA CHIESA IN BREVE
Dopo aver ammirato l’interno, ti consiglio di passare in rassegna gli affreschi qui presenti.
Nella cornice strombata del finestrone absidale si suppone siano raffigurati i profeti maggiori (Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele) mentre la base è occupata dalla scena dell’Annunciazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria. Particolare attenzione la meritano l’atteggiamento e il volto dell’Annunciata, carico di intensa spiritualità e mistica dolcezza.
Ai lati del finestrone quattro semicolonne sovrastate dalle figure degli evangelisti con i loro simboli: da destra Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
Al fondo della navata centrale della chiesa si apre un ambiente a pianta irregolare denominato “Coro Vecchio”. È quanto rimane della chiesa di Ugone, luogo in cui abbonda il materiale pittorico di fine Quattrocento e inizio Cinquecento. Oggi accoglie dieci dei sedici sarcofagi di pietra contenenti le salme dei principi di casa Savoia traslate dal Duomo di Torino il 25 ottobre 1836, quando re Carlo Alberto le consegnò in custodia, con l’intera abbazia, ai religiosi rosminiani.
Diverse sono anche le importanti opere pittoriche di derivazione religiosa qui presenti, in cui sono raffigurati la Madonna, Gesù e San Michele arcangelo in diversi momenti:
- Assunzione
- Deposizione di Gesù
- Natività
ROVINE E TORRE DELLA BELL’ALDA
Prima di uscire dalla chiesa ti consiglio di affacciarti dall’ampio terrazzo dal quale potrai ammirare un meraviglioso panorama e le rovine dall’alto.
Dopo esserti concesso un attimo per godere della pace che trasmette questo posto, dirigiti verso l’uscita dove potrai vedere da vicino la Torre della Bell’Alda.
La torre, anch’essa collocata sulla vetta del Pirchiriano, risale al XII secolo. Essa è alta una ventina di metri e si affaccia su un ripido precipizio. Fu edificata quale parte integrante del nuovo monastero poi distrutto dai terremoti che si succedettero fin dal XVI secolo.
Ciò che ne resta si presenta oggi ai nostri occhi in tutta la sua imponenza: è conosciuta come Torre della bell’Alda proprio in ragione di una leggenda che pare risalire al Medioevo.
LEGGENDA DELLA BELL’ALDA
Si narra che la Sacra, in un periodo in cui la Valle di Susa era percorsa da mercenari e conquistatori dediti ad ogni sorta di razzia, veniva utilizzata dalle popolazioni come rifugio per difendersi dagli attacchi e dalle incursioni nemiche.
Fu durante uno di questi attacchi che una splendida fanciulla, di nome Alda, si rifugiò nella torre per trovare riparo dall’inseguimento di un gruppo di soldati, intenzionati, dopo il saccheggio, ad approfittare delle sue grazie. Alda, accerchiata ed impossibilitata a trovare scampo, piuttosto che essere violata preferì spiccare un salto verso la valle sottostante. Gettandosi dalla torre invocò protezione della Madonna. Il suo appello non cadde nel vuoto: mentre stava precipitando, due angeli la sorressero, adagiandola delicatamente a terra, dove giunse incolume. Gridando al miracolo, Alda iniziò a raccontare l’accaduto, ma lo scetticismo serpeggiava tra chi la ascoltava. Nessuno pensava infatti che quanto da lei narrato corrispondesse a verità.
Così, indispettita dall’incredulità generale, Alda decise di ripetere il gesto, chiamando a raccolta la popolazione affinché potesse assistere all’evento. Salita sulla torre, con orgoglio si gettò nel vuoto, convinta che il miracolo si sarebbe ripetuto. Ma se la prima volta il gesto era stato dettato dalla necessità, questo secondo episodio era soltanto riconducibile alla vanità ed alla superbia della giovane: nessun angelo la sorresse e Alda si sfracellò sulle pendici del Pirchiriano. Da allora, le sue gesta furono tramandate, e la leggenda della bell’Alda è molto conosciuta dai valsusini.
Dopo un lungo sguardo al meraviglioso paesaggio potrai dirigerti verso l’uscita percorrendo la stessa scalinata.
Ciò che mi è piaciuto della Sacra è stata l’atmosfera che si respirava: dal coro che faceva da sottofondo durante la visita alla chiesa, al meraviglioso paesaggio montano che circonda questo posto.
Spero che anche tu abbia o abbia avuto la possibilità di visitarlo! Lascia il tuo parere nei commenti 🙂
Alessandra Cortese
Sai che sono piemontese, ma non ho mai visitato questo bel luogo? Mi è piaciuta molto la leggenda della bell’Alda. Molto triste, ma anche con una morale dietro. Grazie!