VISITA A VILLA ARCONATI: UN POSTO DA SCOPRIRE
A circa 15 chilometri da Milano si trova Castellazzo di Bollate. Qui avrai la possibilità di fare una visita a Villa Arconati, una bella sorpresa da aggiungere alla lista delle ville da conoscere.
Avevo già sentito parlare di Villa Arconati e quando due miei amici mi hanno proposto di andarci ne ho approfittato. Era aperta la stagione delle visite e al costo di 18 euro siamo stati guidati alla sua scoperta da una gentilissima guida.
VISITA A VILLA ARCONATI: BREVE STORIA
Considerata una tra le più belle e maestose Ville di delizia di Milano, Villa Arconati-FAR è un patrimonio di grande valore storico, culturale e architettonico. La Villa e il suo giardino sono oggi sede di Fondazione Augusto Rancilio e sorgono nel Parco delle Groane, nella frazione di Castellazzo di Bollate.
Galeazzo Arconati, cugino del cardinale Federico Borromeo, nel 1610 investe il suo patrimonio nell’acquisto della proprietà del Castellazzo. Egli essendo amante e collezionista d’arte sfrutta le sue passioni per migliorare l’aspetto della villa eliminandone gli elementi più rustici.
Dal 1619 oltre ad ampliare i piani nobili, acquista sculture e marmi classici romani, tra i quali la statua di Tiberio, un tempo detta di Pompeo Magno, e del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci. È proprio Galeazzo che, a partire dal 1621, organizza la pianificazione integrata tra villa, paesaggio e Giardino. Ciò viene eseguito sulla base di esempi di ville romane e fiorentine. Egli infatti introduce i teatri e i giochi d’acqua ispirati agli studi di Leonardo da Vinci.
Alla sua morte, avvenuta nel 1648, il Conte Luigi Maria Arconati, suo nipote e genero, si occupa della riqualificazione del borgo e della costruzione delle scuderie coperte.
Dopo la morte di Luigi Maria (1671) è invece il figlio Giuseppe Maria Arconati a portare avanti le volontà di Galeazzo. A Giuseppe Maria va il merito di avere ampliato la Villa costruendo l’ala sud-est oltre a una serie di interventi nel giardino.
L’amore per l’arte e le predilezioni del collezionista traspaiono da affreschi e quadri collocati nella nuova ala. Ne sono esempio il riordino del Gabinetto di Gaston de Foix, avvenuto a partire dal 1712, e la presenza di collezioni di opere d’arte, statue in marmo, oltre a gessi, stampe e disegni, fino al trasferimento della Biblioteca al piano terra.
IL SETTECENTO
Nel 1718 Giuseppe Antonio Arconati, nipote di Giuseppe Maria, uomo di cultura e protettore del commediografo Carlo Goldoni, eredita i beni di famiglia. Amante dei viaggi, visita spesso Parigi e Vienna, dove entra in contatto con l’architettura d’oltralpe. In particolare, rimane folgorato dalla bellezza della Reggia di Versailles dalla quale prende spunto per i lavori del 1742. Dal 1750 Giuseppe Antonio chiama i fratelli Galliari, incaricandoli degli affreschi del salone da parata del Piano Nobile, di cui ti parlerò a breve.
Con l’estinzione degli Arconati di Castellazzo, a partire dal 1772 la proprietà passa ai cugini Busca.
Dagli Arconati ai Busca, verso la metà del ‘900 la Villa giunge in eredità a donna Beatrice Crivelli alle cui cure si deve oggi la sua conservazione. Dopo una serie di interventi decorativi, la porzione ancora abitata viene ristrutturata, fino a quando nel 1989, tutti beni di pregio custoditi al suo interno vengono venduti all’asta.
VISITA DELLE STANZE
Dopo aver parcheggiato nell’ampio spazio che si trova di fronte alla Villa, abbiamo atteso che il gruppo di visitatori fosse completo per iniziare la nostra visita a Villa Arconati. Dopo una bella spiegazione, la guida ci ha fatto strada per le stanze ormai vuote che vengono affittate per grandi eventi. Questi contribuiscono al progetto di restauro del complesso.
PIANO TERRA
Al piano terra abbiamo incontrato una delle sale più importanti: il Salone del Museo. Qui vi è ancora collocata la statua romana di Tiberio e il gabinetto per il monumento di Gaston de Foix, opera del Bambaja, oggi esposto nella collezioni dei Musei Civici del Castello Sforzesco di Milano. Ciò che mi è piaciuto è stato immaginarmi come fosse stato nel Seicento questo salone. Come accennava la guida sarebbe apparso ricco di basso rilievi e statue delle quali si notano ancora i segni sul pavimento.
Nello stesso salone è presente una porta che si apre sulla splendida Biblioteca, già oggetto di restauro. Qui probabilmente vi erano conservati i fogli del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci donati nel 1637 alla Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Dopo aver visitato la Sala Rossa, utilizzata originariamente come sala da gioco, con affaccio sul portico e sul parterre settecentesco alla francese delle ballerine, le scuderie e il deposito delle carrozze, ci siamo avviati verso lo Scalone d’onore.
PIANO SUPERIORE
Salendo lo Scalone d’onore, abbiamo ammirato il meraviglioso trompe l’oeil, secondo alcuni attribuito a Giocondo Albertolli e commissionato dal Marchese Antonio Marco Busca nel 1850. Sul pianerottolo noterai anche una copia del famoso Laocoonte.
Arrivati al piano Nobile, tra gli appartamenti delle donne e il Salone della Musica, abbiamo visitato gli appartamenti da parata di Giuseppe Antonio Arconati. Tra questi spicca per eleganza e opulenza la Stanza Rosa che, con il retrostante Studiolo Turchino, è forse l’ambiente meglio conservato e più rappresentativo dell’ospitalità aristocratica degli Arconati.
Procedendo, siamo arrivati alla Sala da Ballo, ricamata di stucchi e dorature a barocchetto lombardo, e l’imponente trompe l’oeil della Sala di Fetonte. Quest’ultima fu affrescata dai Fratelli Galliari, conosciuti come i maggiori scenografi del Teatro Ducale di Milano e di altre ville lombarde. Essi furono chiamati al Castellazzo nel 1750 da Giuseppe Antonio Arconati.
La Sala di Fetonte è a mio avviso una delle più belle e riccamente decorate.
VISITA AI GIARDINI DI VILLA ARCONATI
Dopo aver visitato l’interno della villa ci siamo inoltrati nel bellissimo giardino. Purtroppo, appena messo piede all’esterno è cominciato a piovigginare. Ciò nonostante, l’atmosfera autunnale ha dato un tocco magico alla nostra visita a Villa Arconati.
La guida ci ha subito fatto notare la Torre che sovrasta la Limonaia. Essa funge ancora da elemento di cerniera tra la Villa e gli altri corpi del Giardino. La Limonaia era un altro luogo di “delizia” degli Arconati, in cui offrire agli ospiti rinfrescanti sorbetti.
Oggetto di successivi interventi da parte degli Arconati, il Giardino con i suoi teatri e giochi d’acqua, è stato da sempre uno dei luoghi di attrazione della Villa.
Il Teatro è di certo uno dei protagonisti in Villa Arconati. Esso è anche uno dei luoghi fondamentali di cui si componeva un giardino “di Delizia”. Allestito nel verde o costruito in muratura, adorno di gruppi di statue o luogo deputato alla rappresentazione di spettacoli, feste e balli, esso era soprattutto spazio simbolico di espressione di conoscenza e di cultura.
VISITA AI TEATRI DEL GIARDINO DI VILLA ARCONATI
Il Teatro di Diana, dotato di arditi meccanismi idraulici, mostrava l’intera gamma di tipologie dei giochi d’acqua distribuiti nel giardino.
Ai piedi del Teatro di Andromeda, una pavimentazione a mosaico offriva lo scherzo di tanti piccoli zampilli che partivano da terra, mentre il Teatro di Ercole celebra l’elemento maschile, la stirpe degli Arconati.
Un sistema di cascatelle accompagna la maestosa Scalinata dei Draghi che collega il Teatro Grande, detto anche “delle Quattro Stagioni”, al parterre settecentesco. Il sistema che regola le fontane, situato nella Torre delle acque, è invece un’opera di ingegneria idraulica d’avanguardia che probabilmente Galeazzo Arconati riprende dagli studi di Leonardo da Vinci.
Se alla fine della visita vorrai fare un salto alla Voliera, un tempo utilizzata per l’allevamento degli uccelli esotici e di varie specie, potrai incontrare l’allevatore con i suoi fidati amici pavoni 🙂
CURIOSITÀ
Nel giardino, lateralmente al viale principale che porta al teatro di Diana, potrai percorrere il portico alberato presente nella maggior parte delle ville, se non in tutte. Ciò permetteva di godere di un po’ d’ombra soprattutto durante le giornate più calde, impedendo ai nobili di scurire il loro incarnato a causa dei raggi solari.
Sapevi che l’espressione “avere il sangue blu” deriva dal fatto che ai nobili, mantenendo la pelle chiara, si vedevano maggiormente le vene (blu!)?
Spero che questa villa ti abbia incuriosito. Puoi controllare le date di apertura e tutte le informazioni necessarie sul sito ufficiale.